Pagine

giovedì 5 settembre 2013

Cena al Rebelot: guest star Franz!

Interrompo gli entusiasmanti aneddoti della mia estate asiatica, per raccontarvi due cene della mia estate milanese, ancor più esotica, visto che la città è più deserta del Sahara e, se non altro per buon cuore, inviti qualsiasi persona tu conosca, che sia rimasta in the city, a unirsi alla tua tavola....
Or dunque, io e le mie due amichette amanti del buon cibo (2 food blogger e 1 food journalist n.d.r.) abbiamo spostato un po’ la seggiola per far posto a un amico in più... E qualche sera dopo... a tanti nuovi ospiti, ed è raddoppiata l'allegria (ma forse #ancheno)

Da qui è nata però l’idea di raccontare le serate da un punto di vista un po’ diverso, quello di un milanese un po’ fighetta ma ironico e soprattutto una persona orribile! Poi io sono per attitudine anti politicaly correct....

Per cronaca, abbiamo cenato al Rebelot due volte nel giro di 8 giorni, e non parlo di giorni lavorativi bensì di calendario. E già questo dimostra quanto ci sia piaciuta la cucina.... No, non sto cercando di pararmi il c*** per quello che sto per pubblicare! Seriamente, tra l'altro, entrambe le volte abbiamo prenotato dando un po’ i numeri. Al momento degli ordini, la prima volta una grande bouffe da dividere in 4 poi, in considerazione dell’”abbondanza” dei piatti, abbiamo optato per dividerla ogni 2. Io e le mie amiche gourmet-addicted non avremmo potuto non apprezzare le proposte dello Chef  e i cocktail pazzeschi del Barman... Su tutti, Wanessa oxida e Terra mare!


D’altro avviso il nostro nuovo commensale, che non ha saputo amare la burbera cordialità che contraddistingue questo bistrot, un angolo incantevole di Milano che, nonostante il commento che segue, per quanto mi riguarda vi consiglio per una cena x2.

Ed ecco qui il suo racconto:

"Entro con delicatezza in questo prezioso blog (in realtà si riferiva a quello della mia amica n.d.r.) scrivendovi da un bistrot di Miami. Premetto che essendo in America ed essendo il classico viziatino italiano, riesco con fatica ad adeguarmi alla loro cucina confusionaria. In questo momento un cameriere mi sta versando l’acqua. Questo è il suo unico mestiere. Ovviamente sorridendo e correndo ogni qualvolta io la finisca, quasi come avesse un radar. Una signorina (non troppo carina) mi ha accolto con lo stesso sorriso all’ingresso del locale, dandomi la password del wifi. Questo è il suo unico mestiere. Dandomi il menu’, un grazioso nanetto pakistano/americano, mi chiede se sono allergico al glutine. L’acqua Naturale “Simple ice water” è gratuita, e compresa di refill illimitati. Per ora mi fermo qui, anche perché non capirete che cazzo c’entra con il rebelot cui questo mio intervento dovrebbe vertere.
Ebbene, in una calda giornata agostiana pre-vacanze sono stato invitato (e successivamente re-invitato) da alcune amiche, di cui una è la calorosa owner di questo prestigioso blog (vedi sopra n.d.r.), al ristorante REBELOT. Per un milanesissimo come me andare in un posto sui navigli che si chiama Rebelot è come per un bambino di 5 anni vedere Babbo Natale! Entro quindi con entusiasmo pregustando già l’idea di tuffarmi in un cotolettone gigante, o in un ossobuco con 400 grammi di midollo. Dopo 40 secondi scopro che il cuoco è Argentino. Va beh, sarà appassionato di cucina milanese…
All’ingresso ci accoglie una gentilissima cameriera che si incazza come un leone perché siamo in due in meno, e ci ha dato un tavolo troppo grosso. Beh, anche in 6 non ho mangiato in un tavolo così piccolo neanche sull’aereo di andata per Miami. Va beh, mi ricorda un po’ i momenti in cui svaccato mangio sul comodino, poco male va bene cosi’.. Apprendo che il locale non è propriamente milanese, ma basato su un sistema di “piattini” monoporzione che si possono scegliere dal menu’.

Da ingordi barbari ovviamente scegliamo il gran plateu di piattini da due milioni di euro. I piattini variano dal semplicissimo gazpacho, fino a elaborazioni interessanti di animelle e altre cose... Tra parentesi i piattini si possono scegliere singolarmente, ma nel menu’ degustazione lo chef fa quel cazzo che gli pare. Va bene, se non se ne intende lui… . Prima porzione… attendiamo tutti con trepidazione… Gazpacho!

Beh il primo pensiero che mi è venuto è: pezzenti! In verità al decimo piattino si arriva quasi sazi, e ad essere onesti non ci si può certo lamentare dei sapori e dell’abilità di Leo Messi in cucina. Io pero’ continuo a pensare al mio risotto col vino nero che sognavo guardando l’insegna, ma devo ammettere che questo è un problema mio.
Torniamo a noi! Ricordate il mio incipit riguardante il servizio del bistrot in cui mi trovo? Torno nell’argomento perché il cameriere nano pakistano era da ben 5 minuti che non mi sentiva e mi ha appena chiesto preoccupato se andava tutto bene. Ho la sensazione che se gli chiedessi di lavarmi la macchina andrebbe di corsa. Beh al rebelot non è proprio cosi’. Il camerierato, eccetto il baffuto sabino che si vede che è esperto e appassionato, è “leggermente” incazzoso. Riassunto in una frase: chiedere un cestino di pane alla cameriera è come se le sparassi nelle ginocchia.. Eh non è colpa mia se il gazpacho non mi leva la fame io volevo la cotoletta, fatemi mangiare! Signori, non basta obbligare i camerieri a spiegare nel dettaglio, come fosse una formula chimica, ogni piattino; non basta una cucina illuminata per essere diversi per forza.

Basterebbe essere gentili o per lo meno fare finta, Basterebbe far sentire il cliente a casa, che poi è il reale fine del ristoratore. Basterebbe non prenderlo per il culo (con il gazpacho nel supermenu da 70 euro, pezzenti!). Basterebbe cosi’ poco, e invece sembra cosi’ tanto. Scusate la brusca fine ma ora ho finito di mangiare, male, nel bistrot di Miami. Sarò scemo, ma preferisco spendere i miei soldi trattato bene e mangiando male, che mangiando bene ma trattato come un intruso. Amen"

Io ve lo dico, il loro gazpacho per me vale tutti i suoi soldi :)

Ed ecco il menù della serata e gli ultimi piattini... con dolce finale a base di panna cotta, squisito!




Nessun commento:

Posta un commento